di Stefania Castricone – Segretario Generale Aggiunto Si.Na.Fi.
È da un po’ di giorni che penso di scrivere qualcosa per le 67 donne che nel 2002 varcarono per la prima volta la Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza.
Tra quelle anche io. E questo rende al tempo stesso emozionante e difficile scrivere qualcosa per le protagoniste di una storia la cui eccezionalità probabilmente nessuna di noi ha realmente percepito, prese come eravamo e siamo a viverla.
Oggi vorrei abbracciare le mie compagne di allora e chiedere loro di raccontarci questi anni, fulcro delle nostre vite personali e professionali.
Un po’ ci si perde nel tempo, ma ricordo ogni volto, espressione, fatica, gioia.
Ricordo con un sorriso quelle splendide ragazze dai capelli lunghi tornare dal barbiere (e non dal parrucchiere) con quei tagli tutti uguali, segno di un vano tentativo di omologazione che non avrebbe mai spento i nostri occhi tra le lacrime trattenute, la fatica per le marce estenuanti, le piaghe ai piedi per quegli anfibi scomodi e troppo pesanti.
E ricordo le voci rotte dal pianto nelle telefonate rubate alle nostre famiglie, quel bicchiere d’acqua in più mai chiesto perché la richiesta comportava tutto un rituale da seguire e sbagliare significava qualche fatica in più che non potevamo permetterci.
E poi la gioia e le risate trattenute a stento sotto le coperte dopo il silenzio. E quelle manciate di minuti rubate la mattina prima della sveglia con la paura in gola di essere sorprese.
Quel “desidererei” mai pronunciato da nessuna fino ad allora, ma a cui oggi ho imparato a dare un significato diverso: la fatica e l’impegno per ogni conquista della vita, per ogni desiderio da realizzare.
Oggi mi commuovo a pensare a tutte noi, a quello che siamo diventate, ma anche al percorso che ci ha portate ad essere ciò che siamo, grandi professioniste con ruoli importanti in tutti gli ambiti.
Noi che donne lo siamo state e lo siamo davvero. Ma di quelle donne che per prime hanno varcato i Reparti, con il sorriso, piene di entusiasmo, a testa alta. Di quelle donne che hanno incrociato gli sguardi dei colleghi, alcuni incuriositi, altri diffidenti, molti protettivi, ma probabilmente più spaesati di noi che con i colleghi uomini avevamo già condiviso gli anni della formazione. Di quelle donne che spesso hanno fatto fatica a trovare il proprio spazio, ma che lo hanno rivendicato e ottenuto con coraggio e determinazione.
Quindi, care compagne di questo splendido viaggio, possiamo dircelo con orgoglio: noi siamo quelle 67 donne che hanno contribuito a costruire la Guardia di Finanza di oggi e che hanno fatto sì che le colleghe arrivate dopo di noi e quelle che ancora verranno possano trovare un ambiente pronto ad accoglierle, un luogo in cui la parità di genere sarà sempre meno una conquista e sempre più un diritto da preservare.
E con noi un augurio a tutte le Finanziere che rendono ogni giorno i nostri ambienti lavorativi un posto migliore.