Sembrerebbe un qualsiasi ed ordinario sabato di inizio estate a cui si approcciano le tante colleghe ed i tanti colleghi di tutte le Forze dell’Ordine, impegnati a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica nelle nostre città.
In pochissimi secondi l’ordinarietà viene però sopraffatta dalla straordinarietà di un evento di cui si é reso attore protagonista un ragazzo ghanese, peraltro noto alle forze dell’ordine per ulteriori atti di violenza compiuti in passato, il quale in preda ad una crisi di pura follia, brandendo un coltello minacciava l’incolumità di chiunque gli capitasse accanto.
L’immediato intervento di questi nostri colleghi, oltre ad evidenziare la drammaticità di quei momenti interminabili, ha posto in evidenza la loro assoluta fermezza grazie alla quale è stato possibile gestire al meglio i violenti intenti del protagonista di questa vicenda.
L’ormai noto epilogo dei fatti ha visto il ferimento del violento aggressore, reso inoffensivo da un operatore della Polizia di Stato, intervenuto unitamente ai suoi colleghi il quale, verosimilmente, ritenendo di non poter fare altro che difendersi e difendere l’incolumità degli altri dall’ennesimo tentativo di attacco, ha attinto il pericoloso aggressore con un colpo esploso dalla propria arma in dotazione.
Fortunatamente le condizioni di salute dell’assalitore non hanno destato particolari preoccupazioni, circostanza questa che gli consentirà quindi di difendersi in un giusto processo che sarà conseguenza delle fattispecie delittuose messe in atto.
Sembrerebbe essersi concluso tutto per il verso giusto. Sembrerebbe.
Attualmente, invece, il nostro collega della Polizia di Stato risulta indagato per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. Un atto dovuto, come si suol dire in queste circostanze, che consentirà di esperire una serie di accertamenti a garanzia del collega indagato.
Questa Segreteria Regionale non vuole assumersi l’onere o arrogarsi il diritto di entrare nel merito della vicenda giudiziaria, né tantomeno vuole compiere una analisi degli attuali tecnicismi procedurali previsti dal nostro ordinamento giuridico. Questo lo farà la magistratura! Ciò posto, però, non si può far a meno di riflettere sull’inadeguatezza della normativa vigente e sulle inevitabili conseguenze personali e professionali di atti dovuti del genere che, nella migliore delle ipotesi, determinano lunghi rallentamenti di progressione carrieristica, smarrimento di serenità personale e familiare, affronto di impegni economici derivanti dalle necessarie spese legali, non sempre limitate.
È certo ed evidente che tali procedure sono a tutela di ogni indagato, ma qualcosa che non funziona adeguatamente, in ogni caso, balza subito alla mente di chi cerca di dare una spiegazione logica e razionale ai fatti accaduti.
È certo ed evidente che tali procedure, allo stesso tempo, compromettono in maniera permanente la serenità personale e professionale di tutti quegli operatori di Polizia che cercano di fare il proprio lavoro al meglio, semplicemente a tutela della collettività.
Questo ennesimo evento drammatico riporta all’attenzione anche la necessità di un superamento definitivo di quelle resistenze ideologiche e culturali circa l’assegnazione e l’utilizzo di tutti quei dispositivi di sicurezza (ad esempio il TASER), che potrebbero essere risolutivi in situazioni analoghe, ma con fattori di rischio assolutamente mitigati sia per l’incolumità della persona da rendere inoffensiva, sia per le eventuali insorgenze di responsabilità penali a carico degli operatori di Polizia.
La Segreteria Regionale Lazio del Sindacato Nazionale Finanzieri, pertanto, esprime la propria vicinanza ed il proprio supporto morale al collega della Polizia di Stato, malcapitato protagonista della vicenda narrata, con l’auspicio che il tutto si definisca in maniera positiva, e soprattutto con modalità celeri, affinché possa riappropriarsi della serenità professionale e personale che gli spetta.
Il Segretario Generale Regionale – Massimo Massaro