Torino, 19 dic. (Adnkronos) –
“Abbiamo appreso la notizia dell’ennesima rivolta scoppiata all’interno del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Torino a distanza di pochi giorni dall’ultima, sempre nello stesso centro, il 15 dicembre scorso. Ciò, rafforza la consapevolezza che in quei ‘luoghi di accoglienza’ serpeggia quotidianamente un’altissima tensione tra gli ospiti, nonostante gli sforzi e le energie profuse dal Paese e dall’Ue in termini di sostegno umanitario. Questa volta, a farne le spese, sulla propria pelle, sono stati due finanzieri in servizio presso il Centro piemontese”.
Così, in una nota, il Si.Na.Fi., Sindacato Nazionale Finanzieri.
“Quest’ultimo episodio ci dà lo stimolo per rimarcare che occorre varare le giuste misure e contromisure a tutela degli operatori, perché quei luoghi di cosiddetta ‘accoglienza’ possono rivelarsi vere e proprie ‘bombe ad orologeria’, pronte a esplodere senza preavviso: scenari ostili in cui servitori dello Stato, lavoratori, padri e madri di famiglia, fanno di tutto per contenere le spinte violente di persone temporaneamente ricoverate, amplificate dalla cognizione del loro probabile rimpatrio all’orizzonte e, quindi, dall’incertezza del proprio futuro”.
E proseguono:
“Abbiamo già avuto modo di evidenziare nelle sedi parlamentari la necessità di provvedere a delle discussioni intorno alla revisione e implementazione delle regole d’ingaggio e alla normativa antinfortunistica, affinché si giunga alle opportune integrazioni legislative che contribuirebbero a meglio tutelare i lavoratori del Comparto Sicurezza. In pratica, più efficaci e chiare regole d’ingaggio, migliori D.P.I., formazione e numero di agenti adeguati, apparecchiature di videoregistrazione in dotazione agli operatori e tutele legali. Misure, maggiormente attagliate alle tipiche ed esclusive esigenze delle Forze di polizia che, ovviamente, non possono essere assimilate a quelle dell’impresa concepita dal diritto comune”.
(Sil/AdnKronos)
ISSN 2465 – 1222
19-DIC-19 18:56