Ancora una volta il “Diritto” soggiace alle ragioni della “Cassa”.
In data 20 marzo 2024 si è tenuta una nuova riunione della XI Commissione della Camera dei Deputati, presso la quale sono in esame i progetti di legge A.C. 1254 e A.C. 1264 riguardanti la riduzione dei termini per la liquidazione del trattamento di fine servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche e la rivalutazione dei limiti di importo per l’erogazione rateale del medesimo trattamento.
Come noto, tutto nasce dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 130/2023 con la quale il Giudice delle Leggi aveva sostanzialmente, con grande chiarezza, “censurato” il disposto di cui all’articolo 3, comma 2, del Decreto Legge n. 79 del 1997 che dispone il differimento della liquidazione del TFS, demandando al legislatore la definizione del vulnus costituzionale.
In merito, il Sinafi aveva scritto nel settembre 2023 al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati ed ai Presidenti dei Gruppi parlamentari chiedendo l’adozione di idonee iniziative che ponessero definitivamente fine al differimento della corresponsione del trattamento di fine servizio del personale del pubblico impiego ( Clicca qui per leggere al lettera).
Nel corso della citata riunione della XI Commissione della Camera dei Deputati sono state acquisite sia la relazione tecnica predisposta dall’INPS che la nota della Ragioneria Generale dello Stato con il relativo parere.
In particolare, la Ragioneria dello Stato ha provveduto alla verifica della citata relazione tecnica, con esito negativo, ed ha confermato il parere contrario all’ulteriore corso del provvedimento, fondandolo sugli “effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica, in particolar modo in termini di fabbisogno e di indebitamento netto, privi di copertura”.
Tutto ciò ha indotto la Commissione a programmare un ulteriore lavoro di approfondimento al fine di prevedere modifiche che contemplino un’adeguata copertura finanziaria, rinviando quindi il seguito della discussione ad altra seduta.
PARERE DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO