La nostra carta costituzionale sancisce sia i diritti della famiglia, riconosciuta come “società naturale” (art. 29), la cui formazione deve essere agevolata “con misure economiche e altre provvidenze” (art. 31), sia la genitorialità, stabilendo che è “dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli” (art. 30).
Non sfugge che si tratta di due diritti tra loro strettamente connessi, che rischiano di essere messi in crisi, e spesso lo sono, da congiunture economiche e sociali che si riflettono inevitabilmente anche sul mondo del lavoro e sulle sue dinamiche, conducendo ormai inevitabilmente a far assumere al tempo ed agli spazi dedicati al lavoro preponderanza rispetto a quelli riservati alla famiglia ed alla genitorialità.
Sempre di più sono infatti le famiglie in cui entrambi i coniugi o conviventi lavorano ed in cui il tempo dedicato al lavoro aumenta in ragione delle crescenti necessità economiche.
E’ ormai evidente che il lavoro, su cui si fonda la nostra Repubblica, oltre che essere un diritto costituzionalmente riconosciuto e tutelato (artt. 4 e 35), è diventato una assoluta necessità per garantire sia il diritto alla famiglia che alla genitorialità.
Ebbene, nel tempo di certo il legislatore, così come i Governi alternatisi, hanno cercato di dare un contenuto a quelle dichiarazioni di principi inserite nella nostra Costituzione, emanando norme specifiche, modificandole ed integrandole con il mutare della società e delle esigenze via via crescenti su temi così complessi e così importanti per lo sviluppo sociale del nostro Paese.
Negli ultimi anni abbiamo assistito quindi ad una certa reattività normativa su questi temi, con l’emanazione di disposizioni, sia pur a volte con carattere di temporaneità, tese a favorire sia la famiglia genericamente intesa che la genitorialità, quest’ultima parimenti intesa sia nel senso di maternità che di paternità.
Volendo, in questo ambito, correlare questi due diritti con il lavoro all’interno delle Amministrazioni del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, non si può ignorare che quest’ultimo ha delle particolarità che in qualche modo possono mettere a rischio i primi due.
Mi riferisco, in particolar modo, al fatto che in buona parte dei casi i lavoratori del comparto esplicano la loro attività di servizio lontano dai luoghi di origine e, conseguentemente, spesso senza poter usufruire degli ausili parentali di cui possono godere i restanti lavoratori. Ciò comporta quindi di dover gestire le necessità familiari in totale autonomia, oppure ricorrendo a collaborazioni e servizi esterni, siano essi individuali che di strutture.
Non si può poi trascurare il fatto che, per varie ragioni, è cresciuto il numero di famiglie formatesi tra appartenenti al comparto, anche di Amministrazioni diverse, nelle quali non solo le difficoltà prima menzionate si amplificano, ma diventano persino insormontabili qualora le sedi di servizio dei coniugi o conviventi non coincidano, in alcuni casi risultando distanti diverse centinaia di chilometri le une dalle altre.
Tale situazione, peraltro, determina l’impossibilità stessa anche solo di programmare una maternità o paternità, nel rispetto del diritto alla genitorialità, nella consapevolezza che le difficoltà sarebbero ulteriormente crescenti.
Sono questi ultimi i casi in cui il diritto alla famiglia ed alla genitorialità risulta compresso quindi in maniera talmente elevata da svilirlo considerevolmente, se non annullarlo totalmente.
Cosa fare per ristabilire il giusto equilibrio tra diritto (necessità) al lavoro e diritto alla famiglia ed alla genitorialità?
Di certo le Amministrazioni del comparto, che già tanto hanno fatto su questi temi, possono ancora fare molto, sin da ora, se non altro per quanto riguarda il riconoscimento di tali diritti nelle famiglie costituite tra appartenenti alla stessa Amministrazione, sia favorendo al massimo il ricongiungimento dei nuclei che i turni e gli orari di lavoro dei propri dipendenti, in maniera tale da rispondere adeguatamente alle esigenze personali e familiari, nel giusto contemperamento con quelle del servizio.
Ma molto ancora può fare il legislatore, emanando norme di ausilio che, recepite dalle Amministrazioni, possano dare concretezza ai principi costituzionalmente espressi, soprattutto per quel che riguarda il ricongiungimento familiare tra appartenenti ad Amministrazioni diverse all’interno dello stesso comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico.
Il diritto alla famiglia ed alla genitorialità fanno parte dei diritti e dei doveri dei cittadini.
E lo sono ancora di più per coloro che, con il loro lavoro al servizio delle Istituzioni, assicurano la sicurezza pubblica, economica e finanziaria di questo Paese, a beneficio quindi della collettività.
Alessandro Margiotta – Segretario Generale del Sindacato Nazionale Finanzieri (SINAFI)