Troppo idealisti per pensare che almeno in questa fase potevamo essere tutti dalla stessa parte?
Evidentemente sì, se oggi leggiamo una nota congiunta di due associazioni sindacali della Guardia di Finanza, finora apparentemente su posizioni diverse se non opposte, con la quale scrivono al Comandante Generale, a proposito della legge sui sindacati ormai giunta alla definitiva approvazione, per affermare che “la stessa PdL rischia di impattare in maniera altamente negativa sulla funzionalità della Guardia di Finanza, atteso che disegna un modello sindacale che, inevitabilmente, troverà il proprio baricentro su logiche esasperate di consenso ad ogni costo, in una parcellizzazione di sigle che, soprattutto sul territorio, renderà estremamente complesso e involutivo il rapporto con l’Amministrazione, a danno dei finanzieri e dell’ottimale funzionamento del Corpo”.
Cos’è questo? Un tentativo di conservazione o solo paura?
Il pluralismo sindacale, che è un valore, ora per qualcuno è diventato eccessiva parcellizzazione? Si vuole il sindacato unico? E da chi lo facciamo gestire questo sindacato?
Perché per fare sindacato, così come ha fatto il SINAFI fin dal primo giorno dalla sua costituzione, ci vuole coraggio!
Ancor di più a farlo con una norma che indubbiamente non è quella che volevamo e che meritavano i finanzieri (non essendo certo come i soldati), ma che è la stessa che, in ogni caso, costituirà una svolta epocale perché ci darà la reale capacità di tutelare gli iscritti, di sederci pariteticamente di fronte all’Amministrazione, di guardarla negli occhi e di poter rivendicare e sindacare nell’interesse dei finanzieri.
Ma come non comprendere la paura di sostenere quello sguardo e il coraggio di non abbassarlo?
Il Si.Na.Fi. lo sguardo non lo abbasserà mai e il baricentro del consenso lo troveranno le colleghe e i colleghi che sapranno con chi e da che parte stare.
La Segreteria Nazionale Si.Na.Fi.