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  Al Ministro della Difesa  On. Lorenzo Guerini

  Al Ministro dell’Economia e delle Finanze – Prof. Roberto Gualtieri

  Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti – On. Paola De Micheli

Oggetto: Mancato avvio delle relazioni sindacali e preclusione dell’agibilità delle OO.SS. militari.

Tramite PEC

Pregiatissimi Ministri,

le scriventi OO.SS. militari sono fortemente rammaricate di dover ritornare sull’argomento in questo momento connotato da una grave emergenza sanitaria, senza precedenti storici, ma è necessario e doveroso farlo proprio adesso.

Nonostante il triste e incontrovertibile dato del lungo tempo trascorso dalla pronuncia della Corte Costituzionale n. 120/2018[1] – più di 2 anni – senza alcun tangibile risultato in merito all’avvio e alla messa a sistema di quelle interlocuzioni che avrebbero dovuto costituire le cosiddette “relazioni sindacali”, siamo orgogliosamente testimoni dell’incondizionato e instancabile impegno delle sigle sindacali, nel frattempo costituitesi, le quali hanno fornito, non solo alle Amministrazioni di riferimento, ma anche alle Commissioni Parlamentari, ai rappresentanti dello Stato, ai singoli parlamentari, al Governo, alla società civile e alla collettività, i propri spunti, apporti e contributi volti a fronteggiare l’emergenza sanitaria, senza trascurare le restanti problematiche di cui soffre il personale.

Riteniamo, tuttavia, che l’emergenza Sars CoV-2 non sia un’esimente per le Amministrazioni, tutt’al più, forse, può considerarsi una mera attenuante nei confronti del colpevole ritardo maturato ben prima che fosse dichiarato lo stato pandemico, giacché, dall’aprile del 2018 a gennaio 2020, abbiamo solamente assistito, sconcertati, a una serie di ghirigori ed elucubrazioni in cui il processo dialettico – che abbiamo tentato in tutti i modi di stimolare – si è “avvitato” senza addivenire a una legge sindacale degna di essere chiamata tale, svilendo e marginalizzando le OO.SS., legittimamente costituitesi in forza alla già citata sentenza del Giudice delle leggi che ne aveva, peraltro, sdoganato legittimità ed operatività.

Siamo ben consapevoli ed è più che ragionevole che, oggi (non ieri), l’agenda parlamentare possa avere delle nuove e impellenti priorità che hanno comportato la naturale conseguenza di far slittare verso il basso le discussioni intorno al provvedimento atteso da centinaia di migliaia di donne e uomini in uniforme e, prima di tutto, cittadini e lavoratori, ma non possiamo continuare ad accettare quest’azione, voluta e mirata, che scientemente guarda a non voler avviare alcuna relazione sindacale tra le Amministrazioni e l’Autorità politica di riferimento, da un lato, e le OO.SS., dall’altro.

La situazione, ha ormai assunto contorni grotteschi, sui quali non possiamo che ritornare, nuovamente, offrendo una serie di considerazioni di carattere generale e di dettaglio che di seguito rappresentiamo, al fine di stimolare, ancora una volta, una celere attuazione dell’irreversibile processo di sindacalizzazione e ammodernamento degli apparati di sicurezza dello Stato.

Siamo consapevoli che la persistente e, per questo, ancor più discutibile “coesistenza”, tra le rappresentanze militari e i sindacati, oltre ad apparire alquanto singolare, va materialmente  a detrimento, non solo, com’è ovvio, della nascente “cultura sindacale” e delle relative associazioni, ma anche del principio tracciato dal Giudice delle Leggi che, nella sua pronuncia – per la verità, sufficientemente chiara e applicabile – ha finalmente conferito piena legittimità a questo novello paradigma di tutela e rappresentanza, garantendo, fin da subito, un’agibilità alle sigle costituite, in attesa del varo legislativo di una legge dedicata che disciplini, nel dettaglio, la materia.

Ciò che sconcerta, soprattutto in questo periodo, è che, da una parte, parrebbe che le Amministrazioni, dopo anni di tolleranza e mantenimento in un alveo particolarmente circoscritto, stiano rinverdendo la propria fiducia e considerazione nelle RR.MM., mentre, dall’altra, facciano “orecchie da mercante” quando si tratta di dialogare con i sindacati, le cui gesta e azioni proficue sono sotto gli occhi di tutti, nonostante il breve periodo intercorso dalla costituzione. Più precisamente, va evidenziato come le numerose azioni, messe in campo proattivamente dai sindacati, siano state volutamente snobbate e fatte passare in sordina dalle Amministrazioni di riferimento, che non hanno perso occasione di veicolare un messaggio deleterio, ovvero che gli unici interlocutori legittimati siano i delegati della Rappresentanza Militare.

Tale convivenza, tra organismi di RR.MM. e OO.SS. risulta comprensibile e pure ragionevole, se temporalmente limitata e con possibilità che entrambi possano esercitare il proprio ruolo ed essere riconosciuti come interlocutori legittimati, in rapporto all’opportuno “periodo di transizione”, ossia di variazione del paradigma rappresentativo (da RR.MM. a sindacati). Principio, peraltro, declinato dalla stessa Corte Costituzionale la quale – con grande lungimiranza e visione d’insieme –  si è preoccupata di conferire un’immediata agibilità ai sindacati, prevedendo l’opzione (sempre interinale) secondo cui, fintanto che il legislatore non emanerà una legge sindacale adeguata, potranno valere, di massima, le regole stabilite per la rappresentanza militare (v. cit. punto 18 della Sentenza).

Ciò, però, diviene inaccettabile allorquando questa fase transitoria, di agibilità minima, venga artatamente concepita e sviluppata sine die, poiché suonerebbe come un inammissibile ostacolo, diretto e manifesto, all’attuazione del dictum della Consulta, tanto più se questa “interinale e minima agibilità” (nell’attesa che ve ne sia una “normale” e, ovviamente, più ampia) venga completamente disconosciuta dalle Amministrazioni di riferimento che, a quanto sembra, disdegnano di capitalizzare costantemente le attività delle Organizzazioni Sindacali.

Del resto – non ritenendola di certo una digressione – corre l’obbligo di rimarcare come, a fronte di una manovra economica definita “senza precedenti”, non siano state ancora tracciate le tempistiche per l’abolizione delle RR.MM. (anche interforze), avuto riguardo alle assorbenti e maggiori competenze e prerogative assunte dai più moderni sindacati che, inoltre, a differenza delle prime, non comportano un dispendio annuo di risorse pubbliche milionario le quali, a nostro parere, dovrebbero essere destinate verso finalità sociali e sanitarie.

Insomma, nonostante tutto, le Amministrazioni continuano a preferire mancate risposte affidate al “silenzio”, mostrando, in tutta evidenza, un approccio e un atteggiamento “significativo” che, nei fatti, ostacola persino l’indifferibile processo culturale di cambiamento che deve necessariamente sedimentare all’interno degli apparati.

Lungi dal propinare inutili piagnistei – non è nostro costume – ribadiamo con forza tutta la nostra contrarietà e preoccupazione, in relazione al surreale dispregio nei confronti di quanto graniticamente scolpito più di due anni orsono dalla Corte Costituzionale che può, per osmosi, finanche suonare come una mancanza di rispetto istituzionale nei confronti dello stesso Giudice delle Leggi, fermo restando il generale principio di separazione dei poteri, ben noto agli esponenti.

Ad ogni modo, avuto anche riguardo al monito della Consulta[2], in considerazione della concreta, dimostrata e verificabile utilità dell’azione sindacale finora attuata (scripta manent) e legittimata dalla Sentenza, siamo dell’opinione che, medio tempore, l’assenza o insufficiente/inadeguata normazione ben possa essere colmata, costruttivamente e proattivamente, da ambo le parti sociali,  facendo buon uso ed evocando le basilari regole che da sempre orientano in modo proficuo tutte le interlocuzioni e le relazioni sindacali nel mondo del lavoro, facendo appello ai più sentiti canoni generali di lealtà, correttezza, solidarietà, democraticità, senso del dovere e responsabilità.

Le mancate risposte delle Amministrazioni (silenzi “significativi) alle innumerevoli lettere inviate dalle sigle sindacali costituitesi, le tante richieste, completamente disattese, volte a poter incontrare il personale per poter illustrare la propria Organizzazione e le attività svolte, le mancate trattenute della quota sindacale in busta paga, la mancanza di qualsiasi tipo di interlocuzione e di coinvolgimento in ogni circostanza dimostrano che, oltre alla costituzione formale, il processo di sindacalizzazione non è stato mai avviato proprio a causa delle forti resistenze delle Amministrazioni e dei colpevoli silenzi delle Autorità politiche di riferimento.

Tutto ciò, sta evidentemente rallentando, danneggiando e snaturando questo processo irreversibile di innovazione democratica, creando grosse difficoltà anche circa l’esistenza in vita delle compagini sindacali, nonché danni patrimoniali e d’immagine incalcolabili che, come dimostrato nel tempo, oltre a essere preziosi corpi intermedi che fanno sintesi delle esigenze dei lavoratori, aiutano a crescere le Amministrazioni e migliorano la qualità della performance.

Come Organizzazioni sindacali non corporative, che hanno particolarmente a cuore la tutela dei diritti di tutti i lavoratori, ognuna nel rispetto della proprie prerogative, dell’autonomia giuridica e di rappresentanza, siamo consapevoli della soluzione di continuità discendente dalla menzionata pronuncia della Consulta sui “consolidati equilibri”, tuttavia riteniamo inammissibili le azioni (peraltro malcelate) volte a snaturare o indebolire quanto inconfutabilmente statuito nella Sentenza, relazionato a uno dei capisaldi del diritto amministrativo inerente al vincolo finalistico delle attività delle PP.AA., qualsiasi esse siano.

Nel corso di questi mesi abbiamo dovuto registrare, peraltro, azioni più o meno velate, intraprese nei confronti di dirigenti sindacali, nonché di iscritti, che si sono rivolti alle OO.SS. per vedersi tutelati i propri diritti.

Le scriventi Organizzazioni Sindacali, pertanto, con la presente, intendono “denunciare” l’insensato ostracismo e l’avversione nei confronti del processo di sindacalizzazione che, nonostante tutto, nonostante la nebulosa imperante, ha fatto emergere, sin da subito, tante azioni ed iniziative utili per il personale.

Perdurando questo modo di pensare e agire, segno di un chiaro ed evidente atteggiamento che denota mancanza di rispetto delle fisiologiche relazioni sindacali che dovrebbero connotare questo processo radicale di cambiamento culturale, saremo costretti a intraprendere ogni iniziativa utile a sbloccare questa situazione paradossale che, a nostro avviso, racchiude in sé gravi condotte e comportamenti evidentemente antisindacali, arrivando, se del caso, a invocare, secondo le previste procedure, anche un nuovo intervento della Consulta.

In forza di tanto, le scriventi OO.SS., ognuna nella propria autonomia giuridica e rappresentativa, diffidano le SS.LL. a emanare entro 30 giorni dalla ricezione della presente, precise disposizioni alle Amministrazioni di riferimento, al fine di dare avvio, anche tramite un tavolo comune di confronto, a corrette, fruibili e proficue relazioni sindacali, significando che trascorso inutilmente tale termine si vedranno costrette a rivolgersi all’Autorità Giudiziaria competente al fine di far rilevare tali condotte. 

Roma 21 maggio 2020

SINAFI – Sindacato Nazionale Finanzieri

SIM – Aeronautica

NSC – Nuovo Sindacato Carabinieri

SIULM – Sindacato Italiano Lavoratori Militari

SIM – Guardia di Finanza

UNARMA – Associazione Sindacale Carabinieri

SAF – Sindacato Autonomo Finanzieri

SIM – Guardia Costiera


[1]  Sentenza cd. sostitutiva, afferente al genus delle sentenze manipolative di accoglimento.

[2]Tuttavia, per non rinviare il riconoscimento del diritto di associazione, nonché l’adeguamento agli obblighi convenzionali, questa Corte ritiene che, in attesa dell’intervento del legislatore, il vuoto normativo possa essere colmato con la disciplina dettata per i diversi organismi della rappresentanza militare […]”.

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Segretario Generale Nazionale, componente del Direttivo Regionale Emilia Romagna, Socio fondatore.

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