A seguito di numerose segnalazioni ricevute, il Sinafi ha inteso interessare l’Organo di vertice in merito ad una richiesta di informazioni relative a situazioni personali e familiari indirizzata al personale ISAF da parte di un Comando Regionale.
Si è inteso, infatti, porre l’attenzione su alcuni aspetti poco chiari o comunque poco coerenti con la normativa in vigore.
In particolare, il numero dei destinatari della richiesta (indistintamente tutto il personale I.S.A.F.) e l’ampia e indefinita richiesta di informazioni (sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo) sono apparsi eccessivi e debordanti non solo rispetto alla loro stretta attinenza alle finalità addotte, ma anche rispetto ai limiti dettati dalla normativa sulla privacy.
Più nel dettaglio, non ha trovato riscontro nel panorama normativo vigente la pretesa di voler acquisire da parte dei militari notizie su parenti o affini di grado non definito, magari anche in assenza di rapporti interpersonali, per conoscere un eventuale coinvolgimento a qualsiasi titolo in procedimenti penali o civili. Tali iniziative sono apparse ancor più ingiustificabili se valutate dalla prospettiva dei terzi che dovrebbero fornire le informazioni riservate richieste.
In conclusione, si è inoltre auspicato che quanto accaduto costituisca stimolo ad una riflessione sulla scarsa consapevolezza che ne emerge in merito ai principi applicabili ai trattamenti dei dati personali dei militari e dei relativi familiari/affini nonché della liceità degli stessi trattamenti, nonché sull’opportunità di adottare nuove norme di diritto interno in applicazione del citato Regolamento ed in sostituzione delle circolari in materia di protezione dei dati personali sulle misure organizzative e sulle procedure di controllo interno, adottate ai sensi della precedente normativa .