Questa estate le mie bimbe hanno formulato al nonno per la prima volta la “classicissima” domanda: “Nonno che lavoro facevi da giovane?”.
La risposta di mio padre è stata, come spesso accade ai nonni, molto articolata e condita da più di un pizzico di malinconia.
Mi è balzato subito in mente, quindi, come mio papà abbia vissuto non benissimo il raggiungimento dell’età pensionabile e come, durante quel periodo storico, i nostri genitori si recassero al lavoro sempre sorridenti, consapevoli che farlo rappresentasse un’opportunità di crescita e prospettiva per loro stessi e per la propria famiglia.
Da qualche anno, invece, in tanti luoghi di lavoro, ed il nostro non fa di certo eccezione, purtroppo si notano sempre più musi lunghi e la pensione viene vissuta come un “traguardo positivo” ed in alcuni casi quasi come una liberazione…“Non vedo l’ora di andare in pensione!”.
Probabilmente anche per questo motivo, prima del caldo agostano, il dibattito politico/istituzionale, ma soprattutto sindacale, in riferimento all’art. 46 della nostra amata Carta Costituzionale, mirava ad una profonda riflessione sulla qualità del lavoro ed alla promozione del benessere organizzativo.
In alcuni contesti lavorativi, infatti, e speriamo quanto prima anche nel nostro, si comincia ad intuire che le difficoltà e le problematiche vanno affrontate aumentando il peso specifico dei singoli lavoratori all’interno dei luoghi di lavoro.
Aumentando quindi la possibilità e la capacità di partecipazione. Perché affrontare i problemi insieme non significa risolverli ma aiuta ad affrontarli sicuramente meglio.
Appare fin troppo ovvio che, da questo punto di vista, noi finanzieri ci troviamo a vivere una fase “primordiale”, ma paradossalmente e contemporaneamente, questa fase, potremmo anche definirla come una sorta di “luna di miele”.
Naturalmente la “luna di miele” è rappresentata dalla “vera nascita” del nostro caro e tanto atteso Sindacato Nazionale Finanzieri.
Il primo traguardo in scia al modello partecipativo, per alcuni apparentemente rivoluzionario, è presto (…non è mai troppo tardi) raggiunto!
I cittadini, e quindi anche noi finanzieri, hanno diritto ad associarsi liberamente. L’organizzazione sindacale è libera. Era tutto già scritto da tempo!
I “grandi” sindacalisti amano dire che la partecipazione va costruita partendo dal basso. E’ abbastanza evidente come nel nostro caso, invece, il concetto di “basso” non può e non deve esistere.
A questo punto la domanda potrebbe sorgere spontanea: “Ma noi cosa dobbiamo fare per partecipare?”
Quello che abbiamo sempre fatto confrontandoci tra di noi al bar, in ufficio o in auto, discutendo, facendo proposte. Quello che abbiamo sempre fatto aiutando un collega in difficoltà, che lamentava un atteggiamento ingiusto o che semplicemente aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse con interesse, in maniera attiva…fondamentale. Lavorando.
Giustizia insieme con la libertà di perseguirla.
Ognuno di noi sarà, in maniera paritetica (non esiste quindi il concetto di “basso”), protagonista di un cambiamento storico, una piccola rivoluzione democratica che attueremo attraverso questo nuovo modello rappresentativo, partecipativo (che ci siamo cuciti addosso), collaborativo, che la legge ci attribuisce, e che Noi del Si.Na.Fi. promuoveremo in tutti i contesti.
Un modello di partecipazione che punti, quindi, ad una vera valorizzazione della nostra professionalità ed al pieno riconoscimento, nella società civile, del nostro importantissimo ruolo di di “coesione sociale” attuato attraverso “la tutela del lavoro” (il nostro e quello degli altri)…quel lavoro, purtroppo sempre più povero, che è probabilmente l’ultimo baluardo del concetto di “redistribuzione della ricchezza”.
Insieme nel Si.Na.Fi. saremo quindi sempre più protagonisti, nei nostri luoghi di lavoro e nella società, del nostro futuro e soprattutto di quello dei nostri figli ai quali, tornando a casa, restituiremo loro quello splendido sorriso che ci donano ogni giorno.
Alfredo Ciauri – Segretario Nazionale SINAFI