Il 07 marzo 2019 è stata presentata, da parte dell’Onorevole Salvatore Deidda (FDI), la proposta di legge A.C. 1653 avente per oggetto “Disposizioni perequative in materia pensionistica in favore dei dipendenti pubblici destinatari del blocco delle retribuzioni disposto dall’articolo 9 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122”.
Con la citata proposta di legge ci si propone di correggere alcuni effetti distorsivi determinati dal superamento del cosiddetto «blocco retributivo» introdotto – nell’ambito delle misure per il contenimento della spesa pubblica – dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e in particolare dall’articolo 9, commi 1 e 21, terzo e quarto periodo, con riferimento, precipuamente, al personale del comparto sicurezza e difesa.
Difatti, dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2014 il legislatore ha sostanzialmente congelato il naturale maturarsi anche dei meccanismi di adeguamento retributivo, riconoscendo però la loro validità ai fini giuridici: un effetto che, a decorrere dal 1° gennaio 2015, è cessato, ma solo in favore del personale ancora in servizio, il quale si è visto riconoscere, correttamente, a tale data, gli effetti economici delle promozioni e delle progressioni di carriera maturate durante il quadriennio 2011-2014.
Ciò non è avvenuto in favore del personale che nell’arco del medesimo quadriennio ha lasciato il servizio, in particolare perché collocato in quiescenza: infatti, il citato personale ha visto negarsi il riconoscimento degli effetti economici delle promozioni e delle progressioni di carriera maturate (e giuridicamente valide) durante il quadriennio, con conseguente decurtamento del trattamento pensionistico determinato sulla base dell’ammontare dell’ultimo stipendio percepito nell’anno 2010.
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