Nella riunione n. 706 del 1° dicembre 2021 la Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha iniziato l’esame del progetto di legge A.C. 875-B relativo alle “Norme sull’esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo”, già approvato dall’Aula del Senato con il numero A.S. 1893.
Nel corso della riunione l’Onorevole Giovanni Luca Aresta (M5S), relatore del progetto di legge, ha analizzato tutti gli articoli, sottolineando come le modifiche introdotte dall’altro ramo del Parlamento siano sostanzialmente condivisibili, rimanendo valido l’impianto normativo definito dalla Camera in prima lettura.
Di seguito gli interventi di alcuni membri della Commissione:
Salvatore DEIDDA (FDI) rileva che l’intervento normativo in materia è stato, nel corso del dibattito parlamentare svoltosi durante la prima lettura, inquinato da una propaganda sugli effetti rivoluzionari che lo stesso sarebbe stato in grado di produrre, anche nei rapporti tra le gerarchie militari, dimenticando che la responsabilità delle scelte riguardanti le Forze armate ricade sulla politica e non sui Capi di stato maggiore, ed ingenerando, così, rispetto alle aspettative, sentimenti di delusione o, addirittura, di contrarietà rispetto al testo elaborato. In particolare, il suo gruppo è stato accusato di voler boicottare l’intervento, mentre ha sempre ed esclusivamente avuto un atteggiamento laico rispetto alla vicenda.
Ricorda, poi, che ogni suggerimento proposto è stato bocciato, come per esempio l’opportunità di considerare lo stretto legame tra la Guardia costiera e il Ministro dei Trasporti e la necessità di prevedere un’adeguata copertura finanziaria per i distacchi sindacali.
Infine, ritiene che sarebbe stato opportuno organizzare un incontro con tutti gli attori in campo per meglio definire l’ambito operativo dell’intervento.
Maria TRIPODI (FI) intende esprimere alcune considerazioni sull’iter legislativo del provvedimento, anche in relazione alle considerazioni svolte dal collega Deidda.
Ricorda, innanzitutto, che della questione si parla da oltre quaranta anni e che già nella scorsa Legislatura era stata presentata una proposta di riforma che non è poi stata approvata. È pur vero che ogni gruppo ha sul tema sensibilità politiche diverse, ma questo non ha impedito un confronto leale e franco in Commissione, per il quale ringrazia la collega Corda, allora relatrice del provvedimento. D’altronde, il clima di condivisione che ha sempre interessato il provvedimento risulta agli atti, considerata la larga maggioranza registrata su di esso sia alla Camera che al Senato.
Comprende che affrontare una questione così importante non è stato facile e che ulteriori miglioramenti potranno essere apportati nel corso degli anni dopo una prima fase di sperimentazione. Ritiene, però, che alla politica si chiedeva un’assunzione di responsabilità sul tema alla quale è riuscita a far fronte.
Per tali ragioni, annuncia che il suo gruppo non presenterà proposte emendative in merito alle modifiche apportate dal Senato.
Roberto Paolo FERRARI (LEGA) rimarca la ristrettezza dei tempi concessi per il dibattito ed evidenzia che il provvedimento ha subìto, durante il lungo iter di esame al Senato, rilevanti modifiche, anche di segno opposto a quelle che erano state introdotte presso questo ramo del Parlamento. Sottolinea ciò affinché le migliorie del testo apportate al Senato possano essere congruamente valutate dalla Commissione.
Ciò premesso, evidenzia, comunque, che appare oramai giunto il momento per arrivare ad un’approvazione definitiva del provvedimento, anche al fine di dare alle associazioni sindacali nel frattempo costituite e riconosciute dal dicastero quell’agibilità di cui hanno bisogno per esercitare quei diritti che sono stati riconosciuti dalla sentenza della Corte costituzionale.
Sottolinea, quindi, come il gruppo della Lega non adotterà comportamenti ostruzionistici, tuttavia sarebbe opportuno evitare di comprimere i tempi, potendo giungere all’approvazione definitiva anche nelle prime settimane del nuovo anno.
Emanuela CORDA (MISTO-A) respinge le accuse di avere avvelenato, durante la prima fase dell’iter del provvedimento alla Camera, il clima del dibattito alimentando le divisioni tra buoni e cattivi, quest’ultimi contrari all’approvazione della riforma.
Evidenzia, invece, come vi sia stato un tentativo di affossare il provvedimento da parte di chi aveva interesse a non dare seguito all’indirizzo proveniente dalla sentenza n. 120 del 2018 della Corte costituzionale, che aveva dichiarato la parziale illegittimità dell’articolo 1475, comma 2, del Codice dell’ordinamento militare.
Osserva, quindi, che anche se il testo è stato ampiamente modificato rispetto a quello iniziale, non è stata fatta alcuna marcia indietro, bensì si è cercato di trovare una sintesi tra posizioni in origine assai distanti e diverse. Non vi è stato, dunque, alcun cambiamento di opinione, ma si è ricercata la convergenza di un’ampia maggioranza proprio perché era necessario portare a conclusione un provvedimento di cui si sente forte bisogno, anche se non è certamente il migliore possibile.
Infine, non comprende le lamentele riguardo alla norma sui distacchi e sulla mancanza di oneri del provvedimento, anche in considerazione delle modifiche apportate alle norme transitorie e, pertanto, ritiene che si tratti di lagnanze utilizzate al fine di bloccare l’approvazione definitiva del provvedimento.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per le ore 12,00 di venerdì 03 dicembre 2021.
Il seguito dell’esame è stato quindi rinviato ad altra seduta.